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Non era ai due volanti peregrini
     Possibile drizzar tant’alto i vanni,
     Che non ceneri pur ma sassolini
     Non percotesser lor le membra e i panni:
     Tali in sembianza di smodati pini
     Sorgean diluvi inver gli eterni scanni
     Da eccelsissimi gioghi, alto d’intorno
     A terra e mare intenebrando il giorno.

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Tonare i monti e rintronar s’udiva
     Or l’illirica spiaggia ed or la sarda;
     Nè già, come al presente, era festiva
     La veneta pianura e la lombarda;
     Nè tanti laghi allor, nè con sua riva
     Il Lario l’abbellia nè quel di Garda:
     Nuda era e senza amenità nessuna,
     E per lave indurate orrida e bruna.

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Sovra i colli ove Roma oggi dimora
     Solitario pascea qualche destriero,
     Errando al Sol tersissimo che indora
     Quel loco al mondo sopra tutti altero.
     Non conduceva ancor l’ardita prora
     Per le fauci scillee smorto nocchiero,
     Che di Calabria per terrestre via
     Nel suol trinacrio il passegger venia.


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