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Grande era questo e bello a dismisura,
Con logge intorno intorno e con veroni,
Davanti al qual s’udian per l’aria oscura
Piover due fonti con perenni suoni.
Vide il topo la mole e la figura
Questa aver che dell’uomo han le magioni:
Dal lume il qual d’una finestra uscia
Ch’abitata ella fosse anco apparia.
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Però di fuor con cura e con fatica
Cercolla il topo stanco in ogni canto,
Per veder di trovar nova od antica
Fessura ov’ei posar potesse alquanto,
Non molto essendo alla sua specie amica
La nostra insin dalla stagion ch’io canto.
Ma per molto adoprarsi una fessura
Nè un buco non trovò per quelle mura.
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Strano questo vi par, ma certo il fato
Intento il conducea là dove udrete.
Chè vedendosi omai la morte allato,
Che il Cesari chiamò mandar pel prete,
E sentendosi il conte esser dannato
D’ogni male a morir fuor che di sete
Se fuor durasse, di cangiar periglio,
D’osare e di picchiar prese consiglio.