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O fis. Oh questo no: perche* ]a vita è bene da sa medesima, e ciascuno la des'dera e l’ama naturalmente. met. Così credono gli uomini; ma s’ingannano: come il volgo s’inganna pensando che i colori sieno qualità degli obbietti ; quando non sono degli obbietti, ma della luce. Dico che l’uomo non desidera le non ama se non la felicità propria. Però non ama la vita, se non in quinto la reputa instrumento o subbietto di essa felicità. In modo che propriamente vi^ne ad amar questa e non quella; ancorché spessissimo attribuisca ali una l’amore che porta all’altra. Vero è che questo inganno e quel dei colori, sono tutti e due naturali. Ma che F amore d$lla vita negli uomini non sia naturale, o** vogliamo dir non sia ^necessario. vedi che moltissimi ai tempi antichi elessero di morire potendo vivere, é moltissimi ai tempi nostri desiderano la mòrte in diversi casi, e alcuni si uccìdono di propria mano. Cose che non potrebbono essere se l’amore della vita per se medesimo Forse natura dell’uomo. Come essendo natura di o^nì vivente l’amore della propria felicità, prima cadrebbe il mondo, che alcuno d» loro lasciasse di amarla e ai procurarla a suo modo. Che poi la vita sia bene per se medesima, aspetto che tu me lo provi, con ragioni o fisiche o metafisiche o di qualunque disciplina. Pen me, dico che la vita relice, saria bene senza fallo ; ma come felice, non come vita. La vita infelice, in quanto all’essere infelice, è male: e atteso che la natura, almeno quella degl uomini, porta che la vita e la