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UT FROMKTTSO. 33 Momo, che quell* che fino a ora abbiamo ve- )• dutc , sono barbari: e dai barbari.non si dee far ' g udizio della natura de^li uomini ; ma bene dagl’ incivili ti: ai quali andiamo al presente: e ho gridìi opinione che tra loro vedremo e udremo cose e parole che ti parranno dcjne, non solamente di lode, ma di stupore. mom. Io per me non veg{ o, se gli ucm. a. sono • il più pei fetta genere deli* universo, come ‘ accia di bisogno che sieno nciviliti perchè non si abbrucino da se stessi, e non mangino i figliuoli propri; quando che gli altri anìmalt sono tutti barbari , e ciò non ostante, iressnno si abbrucia a bello stuolo, fuorché la feu ce, che non .si trova; rarissimi ! si mangiano alcun loro simile; e molto più rari si cibano dei loro figl uoli, per qualche acciderte insolito, e non pei* ave li generati a quest5 uso. Avverti eziandio, che delle cinque parti del mondo una sola, nè tutta intera,' e questa non paragonabile per grandezza a veruna delle altre, quattro, è dotata della civiltà che tu lodi; arguiate alcuno piccole porzì oncelle di ux altra parte del mondo. E già tu medesimo non vorrai dire che questa civ:ltà sia compiuta, in modo che o ,gidì gli nomini d1 Parigi o di Filadelfia abbiano generalmente tutta la perfezione che può convenire alla loro specie. Ora, per condursi al presente stato di civiltà i on ancora perfetta, quanto tempo hanno dovuto penare quest tali popoli ? r "enti anni quanti* si possono numerare dal principio del monlo inino ai tempi prossimi. E quasi tutte le iuvenzioni 8q LA