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DELLA TERRA LUN. Va pure avanti; cliè mentre séguiti così , non ho cagione di risponderti, e di mancare al silenzio mio solito. Se hai caro c intrattenerti in ciance, e non trovi altre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso : ntendere, sarà meglio che ti facci fabbricare dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alla tua maniera. Tu non s*i parlare altro che d’ nomini e di cani e simili cose, delle quali ho tanta notizia, quanta di quel sole grande grande, intorno a cui gira il nostra sole, seoondo che io sento du’e a certi, che non lo sanno. ter. Veramente, più che io proponj o nel favellarti, di astenermi da toccare le cose proprie, meno mi v en fatto. Ma da ora innanzi ci avr > più cura. Dimmi: sei tu che ti pigli spasso a tirarmi l’acqua del mare in alto, e poi lasciarla cadere? LUN. Può essere. Ma posto che io ti faccia questo o qualunque altro effetto, io non mi av- veggo di fartelo: come lu sin lmente, per quello - che io penso, non ti accorgi di molti effetti che fa qui; che debbono essere tanto maggiori dei miei, quanto tu mi vinci di grandezza e d forza. tea. Di questi effetti veramente io non so altro se non che & tanto in tanto io levo a te la luce del iole, e a me la tua ; come ancora, che io ti fo gran lume nelle tue notti, che in parte lo veggo alcune volte. Ma io m- dimenticava una cosa che importa pin ò ogni altra. Io vorrei sapere se veramente, secondo che scrive l’Ai osto, tutto quello che ciascun uomo va perdendo; come a dire la