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A TERRA costì una bella fortezza, co’suoi bastioni diritti; che è segno che le tue genti usano, se non altro, gli assedii e le battaglie murali. lun. Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parto del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata; e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de*tuoi popoli: e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se questi cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista dei tuoi fanciulli; che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia. ter. Dunque non sarà nè anche vero che le tue province sono fornite di strade larghe e nette ; e che tu sei coltivata: cose che dalla parte della Germania, pigliando un cannocchiale, si veggono chiaramente. lun. Se io sono coltivata, io non me ne accorgo, e le mie strade io non le veggo. ter. Gara Luna, tu hai da sapere che io sono di grossa pasta, e cervello tondo ; e non è maraviglia che gli uomini m’ingannino facilmente. Ma