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53 DIALOGO ì umana, già qualsivoglia forza, nè mia nè d’altri, non è potente a scamparti dalla infelicità comune degli uomini. Ma oltre di questa, te ne bisognerà sostenere una propria, e maggiore assai, per la eccellenza della quale io t’ho fornita. ani. Io non ho ancora appreso nulla; cominciando a vivere in questo punto: e da ciò dee provenire ch’aio non t’intendo. Ma, dimmi, la eccellenza e la infelicità singolare sono sostanzialmente una cosa stessa? o quando sieno due cose, non le potresti tu scompagnare 1’ una dall’ altra ? nat. Nelle anime degli uomini, e proporzionatamente in quelle di tutti i generi di Animali, si può dire che 1’ una e l’altra sieno quasi il medesimo: perchè la eccellenza delle anime importa maggiore intensione della loro vita ; la qual cosa importa maggior sentimento della infelicità propria ; che è come se io dicessi maggiore infelicità. Similmente la maggior vita degli animi inchiude maggiore efficacia di amor proprio ? dovunque esso s’inclini, e sotto qualunque volto si manifesti: la qual maggioranza di amor - proprio importa maggior desiderio di beatitudine, e però maggiore scontento e affanno di esserne privi, e maggior dolore delle avversità che sopravvengono. Tutto questo è contenuto nell’ ordine primigenio e perpetuo delle cose create, il quale io non posso alterare. Oltre di ciò, la finezza del tuo proprio intelletto, e la vivacità della immaginazione, ti escluderanno da una grandissima parte della signoria di te stessa. Gli ammali bruti usano age-