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3SRC. Così falsa e terra terra me 1* ha: rimessa, che io non poteva essere a tempo se m’aversi voluto fiaccare il collo. Oimò, poverina f come stai? ti senti male a nessuna parte? Non s’od© un fiato e non si vede muovere un’ anima, e mostra che tutt 'dormano come pr-ma, atl. Lasciamela, per tutte le corna dello Sti- ge, che io me la raccomodi sulle spalle ; e tu r • t ij'lia la clava, e torna subito ih cielo a scusarmi con Giove di questo caso, eh’ è seguito per tua cagione, ehc. Così farò. E molti secoli che sta in casa d: mio padre un certo poeta, di nome Orazio, ammessoci come buon cortigiano ad inslanza di Augusto, che era stato deificato -da Giove per considerazioni che si dovettero avere alla potenza dei Romani. Questo poeta, che è un bassotto e pan» càuto, beendo, come fa la più parte del tempo, non mica nettare, che gli sa di spezieria, ma vino, che Bacco gli vendo a fiasco per fiasco, va canticchiando certe sue canzonette, e tra Paltre una dove dice che il giusto non ha paura se ben cade il mondo. Crederò che oggi tutti gli uomini sieno giusti, perchè il mondo h caduto, e niuno s* è mosso. atl. Chi dubita della giustizia degli uomini ? Ma tu non istare a perder più tempo, e corri su presto a scolparmi con tuo padre, chè io m’aspetto di momento in momento un fulmine che mi tras- formi; di Atlante in Etna*