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DI timandro ED ELgAITOKO. ^35 • * bligo die voi <?iie. Ma pongli'amo che mi corra: Che debbo io fare, se non posso? ♦ tim. Non potete, e‘pochi altri possono, coi fatti. Ma cogli scritti, ben potete giovare, e dovete. E non si giova coi libri che mordono continua - mente F uomo i a generale ; anzi *i nuoce al- saissimo. e le. Concento che non si giovi , e stimo che non s? noccia. Ma credete voi che i libri possano giovare alla spec. o umana ? tim. Non solo io, ma tutto '1 mondo lo crede." * elh. Che libri? ì K . tim. Di p ù generi; ma specialmente del morale. ele. Questo-non è creduto da tutto il mondo; I erchè io, fra gli altri, non lo credo ; come rispose una donna a Socrate. Se alcun libro morale potesse giovare, io penso che gioverebbero massima* niente i poetici : dico poetici, prendendo questo vocabolo largamente; cioè libri destinati a muovere la immaginazione; e intendo non meno di ^rose che di versi. Ora io fo poca stima di quella poes i che, letta e meditata, non lasc a al* lettor a xieiran mo un tal sentimento nobile, che per mezz’ora, gl’impcdisca di ammettere un pensier vile, e di fare un* azione indegna. Ma se il lettore manca di fede al suo principale amico un* ora dopo !a lettura , *io non disprezz3 perciò quella tal poesia: perdi ? alti) nenti mi converrebbe d.sprezzare lo più belle, j. iù calde e più oob*li poesìe del mondo. Ed escludo poi da questo discorso i lettori ch& a36 DI