Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/239

c o % quasi un gigaute instancabile, velocemente, dì e notte, senza sonno nè requie, corri lo suturato cammino che ti è prescritto ; sei tu beato o nfe- lice (48) ? Mortali, destatevi. Non c,ete ancora liberi dalla r‘ta. Verij. tempo, che niuna forza di fuori, nium intrinseco movimento, vi riscoterà dalla qu ete del •onno ; ma in quella sempre e insaziabilmente riposerete. Per ora non vi è concessa la morte: solo di tratto in tratto vi è consentita per qualche spazio di tempo una sotni ;1 anza dì quella. Perocché la vita non s potrebbe conservare se ella noi* tosse interrotta frequentemente. Troppo lurido di-* fetto di questo sonno breve e caduco, è male per sol mortifero, e cagione di sonno eterno. Tal cosa è la vita, che a portarla, fa di bisogno ad ora ad ora, deponendola,; ripigliare un poco di lena, e ristorarsi con un [usto e quasi una particella di morie. Pare che 1* essere delle cose abbia per suo prò? prio ed unico obbìetto il morire. Noia potendo morire quel che non era, perciò dal nulla scaturirono le cose che sono. Certo l’ultina causa dell’ es,veve non è la feliùt l ; perocché ninna co9a è felice. Vero è che le creature animate s prò-» pongono questo fine in ciascuna opera loro; ma 4a ninna 1 ottengono; e in tutta la loio vita, ingegnandosi, adoperandosi e penando sempre, non patiscono veramente per altro, e non si affati :anof re non per giungere a questo folo intento dtlfa natura, che & la morte.