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DEL GALLO SILVESTRE. fi29 Se il *onno de‘ mortalf 'osse perpetuo, ed una cosa tnedesima colla vita ; se sotto 1’ astro diurno languendo per la terra* in profondissima quiete tulli i viventi, non apparisse opera alcuna; non muggito di buoi per li. prati, nè strepito di fiere per le foreste, nè canto di uccelli per l’arpa, nè -sussurro d’api o di farfalle scorresse per la campagna; non voce, non moto alcuno, se non delle acque , del vento e delle tempesto, sorì esse in alcuna banda; certo, l’universo sarebbe miti le ; ria forse che vi s» troverebbe o~co*pia minore di felicità, o più d miseria, che oggi non vi si trova0 Io dimando a te, o sole, autore del giorno e preside della vigilia: nello spazio dei secoli da te distinti é consumati fin qui sorgendo e cadendo , vedesti tu alcuna volfa un soLo infra i viventi estere beato? Delle opere ^numerabili dei mortali da te vedute finora, pensi tu che pur una ottenesse l'intento suo, che fu la soddisfazione, o durevole o transitoria, di quella creatura che la produsse? Anzi vedi tu di presente o vedesti mai la eliciti dentro al confini del mondo ? in qual campo soggiorna, in qual bosco, in qual montagna, ira qual valle, in qual paese abitato o deserto, in qua<. pianeta dei tanti che le tue fiamme illustrane e scaldano? Forse si nasconde dal tuo cospetto, ò siede nell’imo delle spelonche, o nel piofondo ella terra o del mare? Qual cosa animata ne partecipa ; qual pianta o che altro che tu vivifì- fichi; qual creatura provveduta.o fornita di virtù vegetative o animali? E tu medesimo, tu chi a3ù c a n t i