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antico fosse cantato una volta sola; e chi F oda cantare, o chi Tabbia udito; e se la detta lingua sia proprio la lingua del gallo, o che il Cantico vi fosse recato da qualche altra. Quanto si è al volgarizzamento infrascritto; per farlo più fedele che si potesse ( del che mi sono anche sforzato i-s ogni altro modo), mi è paruto di usare la prosa piuttosto che il ver^o, se bene in cosa poetica. Lo stile interrotto, e forse qualche volta gonfio, non mi dovrà essere imputato; essendo conforme a quello del testo originale: il qual testo corrisponde in questa parte all’uso delle lingue, e massime dei poeti, d* oriente. Su, mortali, destateci. Il dì rinasce: torna la verità in sulla terra, e p&rlonsene le immagini vane. Sorgete; ripigliatevi la soma della vitaj riducetevi dal mondo falso nel vero. ' Ciascuno in questo tempo raccoglie e ricorre col1 animo lutti i pensieri della sua vita presente ; richiama a!3a memoria i ditsesjni, gli studr e i ne* gozi; si propone i diletti e gk affanni che gli Meno per intervenne nello spazio.del giorno nuovo. E ciascuno in questo tempo è più desideroso che mai, di ritrovar pure nella sua mente aspettative gioconde, e pensieri dolc . Ma pochi sono sod li* sbatti di questo desiderio: a tutti il risvegliarsi è danno. Il misero non ò prima desto, che e^li ritorna nelle mani della infelicità sua. Dolcissima cosa è quel sonno, a conciliare il quale concorse o letizia o speranza. L’una* e Y altra insino alla vigilia del seguente, conservasi intera© salva; ma in questa, o manca o declina.