Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/226

DEGLI UCCELLI. 21*^ che si rallegrano sommamente delle verzure liete, delle vallette fertili, delle acque pure e lucenti > del paese bello. Nelle quali cose è notabile che quello che pare ameno e leggiadro a noi, quello pare anche a loro; come si può conoscere dagli allettamenti coi quali sono tratti alle reti o alle panie, negli uccellari e parerai. Si può conoscere altresì dalla condizione di quei luoghi alla campagna, nei quali per l’ordinario è più frequenza di uccelli, e il canto loro assiduo e fervido. Laddove gli altri animali, se non forse quelli che sono dimesticati e usi-a vivere cogli uomini, o nessuno o pochi fanno quello stesso giudizio che facciamo noi, dell’ amenità e della vaghezza jfei luoghi. E non è da maravigliarsene: perocché non sono difettati se non solamente dal naturale. Ora in queste cose, una grandiss cna parte di quello che noi chiamiamo naturale, non è; anzi è piuttosto artificiale: come a dire, i campi lavorati, gli aì- ber e Ife altre piante educate e- disposte in ordine, 1 fiumi stretti inira certi termim e indirizzai! a certo corso , e cose simili, non hanno quello stato nè quella sembianza che avrebbero naturalmente. In iqodo che la vista di ogni paese abitato da qualunque generazione di uomini civili, eziandio non considerando le città, e gli altri luoghi dove gli uoir ini si riducono a stare insieme; è cosa artificiata, e diversa molto da quella che sarebbe in natura, dicono alcuni, e farebbe a questo propos to, che la voce degli uccelli è più gentile e fiu dolce, e il canto più modulato, nelle