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m FILIPPO OTTOKIERI. 2,oà materia e. nell*animo loro stesso, non trasportati di altri/luoghi, nè bevuti da altre fonti, nè comuni « triti; e con facilità si astengono dagli ornamenti frivoli in se, o che non fanno a proposito, dalle grazie e dalle bellezze filse, o che hanno più di apparenza che di sostanza, dall* affettazione, e da tutto quello che è fuori del naturale. Ed es* sere falsissimo che i lettori ordinariamente si curino poco di quello che gli scrittori dicono di se medesimi: prima, perchè tutto quello che veramente è pensato e sentito dallo scrittore stesso, o detto con modo naturale e acconcio, genera attenzione, e fa effetto; poi, perchè in nessun modo si rappresentano o discorrono con maggior verità ed efficacia le cose altrui, che favellando dello proprie^ atteso che tutti gli uomini si rassomigliano tra loro, sì nelle qualità naturali, e si negli accidenti, e in quel che dipende dalla sorte; e elio le cose umane, a considerarle in se stesso, si veggono molto mfeglio e con maggior sentimento ebo negli altri. In confermazione dei quali pensieri « adduceva, tra le altre cose, l’aringa di Demostene per la Corona, dove 1* oratore parlando di se continuamente, vince se medesimo di eloquenza \ e Cicerone, al quale, il più delle volte, dove tocca le cose proprie, vien fatto altrettanto: il che si vede in particolare nella Milonianar totta maravi- gliosa, ma nel fino maravigliosissima, dove Y ora- toro introduce se stesso. Come similmente bellissimo ed eloquentissimo nelle orazioni del Bossuel sopra tutti gli altri luoghi, è quello dove chiudendo