Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/202

jyi txlippo oTToniHRi; i<j3 e quelli del secondo genere v^vi, nonché moni « sono in poco o niun conto; giudicava potersi affermare in universale, che ar nostri tempi, la st’.ma comune degli uomini non si ottenga in vita con altro modo, che con discostarsi e tramutar» ii gran lunga dall’essere naturale. Oltre di questo, perciocché nei tempi presenti tutta, per dir così, la vita civile consiste nelle persone del primo ge* nere, la natura del quale tiene come il mez?c tra quelle dei due rimanenti; conchiudeva che anche per questa via, come per altre mi le, si può conoscere che oggidì l’uso, il maneggio, e la po- - testà delle cose, stanno quae totalmente nelle marò della mediocrità. Distingueva ancora tre stati della vecchiezza considerata in rispetto alle altre età del * uòmo. Rei principii delle uazion-, quando di costumi e d’ al) io, tutte le- età furono giuste e virtuose ; e mentre la esperienza e la cognizione degli uomini e della vita, non ebbero per proprietà di alienare gli auimx dall* onesto e dal retto ; la vecchiezza fu venerabile sopra le altre età: perchè colla giustizia e con simzli pregi, allora comuni a tutte, concorreva in essa, come è natura che vi si trovi, maggior senno e prudenza che nelle altre. In successo di tempo, per lo contrario, corrotti e per-* vertiti i costumi, niuna età fu p i vile ed abbc- ìL.nab le della vecchiezza; inclinata coll'affetto al male più delle altre, per la più Iranga consuetudine, per la maggior conoscenza e pratica delk «ose umane, per gli ciTett dell’altrui malvagità ’ 9