Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/201

DFTTl MEMORABILI smisuratamente in èriori a se d’ingegno e d’animo; non ven jono a capo, non ostante qualunque curr, e diligenza vi pongano, di addestrarsi all9riso pratico della vita, nè di rendersi nella conversazione tollerabili a se, non che .altrui. Tali essere stati negli ultimi tempi, ed essere alla età nostra, *e ben l’uno più, l’altro meno, non pochi der;l’in* gegni maggiori e più delicati. E per un esempio insigne, recava Gian Giacomo Rousseau ; aggiungendo a questo un altro esempio, ricavato dagli antichi, cioè Virgilio: del quale nella Vita latini che porta il nome di Donato grammatico (37), è riferito coll’ autorità di Melisso pur grammatico, liberto di Mecenate, che egli fu nel favellare tardissimo, e poco diverso dagl’indótti E che ciò sia vero, e ohe Virgilio , per la stessp, mara viziosa finezza dell’fu egno, fesse poco atto a.praticare cogli uomini, gli pareva si potesse raccòrrò molto probabilmente, sk daH’artJEic o sottiliss.tuo e fat co- sissimo del suo s* le, e sì dalla propria indole di quella poesia; come anche da ciò che si legge in sulla fine del secondo delle Gec~giche. Dove il poeta, contro l’uso dei Romani antichi, e massimamente di quelli d’ingegno grande, si professa desideroso della vita oscura e solitaria;* e questa in una cotal gu-sa, che si può comprendere che «gli vi è sforzato dalla sua natura, anzi che inclinato ; e che F ama ’più come rj medio o rifugio, che come bene. E perciocché, generalmente parlando , gli uourni di questa e dell’ altra specie, non sono avuti in pregio, se non se alcun? dopo morte.