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i j3o detti memob abili » ordinariamente vìncono coll* odore il ■ sapere i perche gustati piacciono meno eh* a odorarli, o meno di quel che dal) odore si stimerebbe. E narrava che talvolta ^li era avvenuto di sopportare impa-< zientemente l’indugio d* qualche bene, che egli era già certo di conseguire; e ciò non per grande avid'tà che sentisse di detto bene, uia por timore di .scemarsene il godimento con fare intorno a questo troppe immaginazioi , che1 glielo rappresentassero molto maggiore di quel che e^ li sarebbe riuscito. E che intanto aveva fstta ogni diligenza per divertire la mente dal pensiero di quel bene, come si fa dai pensieri dei mali. Diceva altresì che ognuno d. noi, da che viene al inondo, è come uno che si corica ih un letto duro e disagiato: dove subito posto, sentendosi stare incomodamente, comincia a rivob ersi snll’uno e sull’altro fianco, e mutar luoro e giacitura a ogni poco ; e dura così tutta la notte, sempre sperando di poter prendere alla fine un poco d; sonno, e alcune volle credendo essere in punto di addormentarsi ; finché venuta. ’ ora . senza. essersi mai

riposato, si leva. . : Osservando -insieme con alcuni altri certe api occupate nelle loro faccende, dfsse: beate ve se non intendete la vostra .infelicità. Nou credeva che si potesse nè contare tutte lo misèrie degli uomini, nè deplorarne* una sola bastantemente. A quella questione di Orazio, come avvenga eli® nessuno è contento del proprio stato, rispondeva •