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DI FEDERIGO RUYSCH ec. l65 «ano? forse vi siete insuperbiti per la vista del Czar (33), e vi pensate di non esser più soggetti alle leggi d prirfia ? Io n * immagino che abbiate avuto Esenzione d far da burla, e non da vero. Se siete risuscitati, me ne rallegro con voi; ma non bo tanto, che io possa far le spere ai vivi, come ai morti; e però levatevi di casa mia. Se è vero quel che si dice dei varnpir*, e voi siete di quelli; cercate nitro sangue da beie; ehè io non sono disposto a lasciarmi succhiare il mio, come vi sono stato liberale d quel finto, ohe vi ho messe nelle vene (34)* In somma, se vorrete continuare a star qrieti e in stanzio, come siete stati finora, resteremo in buona concordia, e in caSa mia non vi mancherà niente ; se no, avvertite eh io pìglio la stanga dell’ usc'o, e vi ammazzo tutti . » morto. Non andare ih collera; chè io li prometto che resteremo tutti mort come siamo , cenza che tu ci ammazzi, ' . * rvy. Dunque che è questa fanta i i che vi h nata adesso, di cantare? non. Poco fa, sulla mezza notte appunto, si è compiuto per la prima volta quell’anno grande e matematico, di cui gli antichi scrivono tante cose; e questa similmente è la prrtìa volta che i morti parlano. E non solo noi, ma in ogni cimitero, in ogni sepolcro, giù nel fondo del mare, sotto la neve o la rena, a cielo aperto, e in qualunque luogo à trovano, tutti i morti, sulla mezza notte, hanno cantato come noi quella canzoncina eh 3 hai sentita. "N ✓