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deljlA. gloria; tSg corno mostrano dover essere, quanto terri|?o ,-ìndrà per le mani degli uomini? Veramente la dtessa forza d* ’ngegno, la stessa industria e fatica , che i filosofi e gli scienziati* usano a proccurare la propria glona, co] Fa ridar del tempo sono caura o i i spegnerla o di oscurarla. Perocché dall’ aumento che essi recano ciascuno alla loro scienza, e per cui vengono in gr:do, nascono altri aumenti, per li quali il nome e | li scruti loro vanno" a poco a poco in disuso. E certo è (difficile ai più degli uomitiì l’ ammirare e venerare in alti* una nc enza ’aolto- inferiore alla propria. Ora chi può dubitar* che la età prossima non abbia a conoscere la fatata di moltissime cose affermato oggi o credute da quelli che nel sapere sono . prmi, e a superare di nou piccalo tratto n neMa notizia deJ vero la età presente? 1 • • - » t - • • - , >*'•;/ , . 4. * CAPITOLO DUODECIMO •* • • .• . j. • * .• i -Forse in ultimo luogo ^‘cercherai d*intendere il ni io parare e consiglio cipresso ^ se a te, per tno meglio, si convenga più di proseguire o di omet- tere il cammino di questa gloria, si povera di utilità, si difficile e incarta non meno a riiOnere che s con se juire, a arile all’ ombra , che quando tu F abbi Ira lo mani, non puoi nè sentirla, nè armarla che non sifug 'a. Dirò brevemente, senz’aldina d*'simulazione, ri mio 1 oarere. lò stimo che

  • * a.

celesta tua maiavi^ìiosa acutezza p forza c* inten-