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IL PARINI t gresso degli anni, cresce quell’ attitudine che vier» dall’arte, e decresce la naturale. Nondimeno am bedue sono necessarie all’elmetto. - ■ Chiunque pc* vive in città- grande, per mclto cbe e^i sia da natura caldo e svegliato di cuora e d’immaginativa, io non so (eccetto se , ad esempio tuo, non trapassa in solitudine il più del tempo) come possa mai ricevere dalle bellezze della natura o delle lettere , alcun sentimento tenero o generoso, alcuna immagine sublime o leggiadra. Perciocché poche cose sono tanto contrarie quello slato dell* animo che ci fa capaci di tali diletti, quanto la conversazione’ di questi uomini, lo strepito d) questi hioglij, lo spettacolo della magnificenza vana, della leggerezza delle menti, della falsila perpetua, delle cure misere, e dell’ozio pii misero, che vi regnano. Quanto al volgo dei letterati, sto per dire che quel delle città grandi sappa manco far giudizio dei libri, che nop sa quel delie città- p ccole: perchè nelle grandi, come le altre cose sono per lo più icalse e vane, così la letteratura comunemente è falsa e vana, o super. ìciale. E se gl*, antichi reputavano gli esercizi delle lettere e delle se euze come riposi e sollazzi in comparazione ai negozi, oggi la più parte di quelli che nelle citi i grandi fanno professione di studiosi, reputano, ed etfettualmente usano, gli atudi e lo scij.vere,'come sollazzi e riposi degli altri sollazzi. . ,* • Io penso che le opere r^uardevoli di pittura, scultura ed architettura, sarehbono godute assa;