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O VERO DEI-I-A GLORIA.' 1SLJ così dire, in se proprio, oir.e in loro stessi. Di qui nasce, che g"‘ uomin, naturalmente tardi e .freddi di cuore e d immaginazione, ancorcli s dotati di buon d scorso, di molto acume d’ingegno, e di dottrina non mediocre, sono quasi al tutto inabili a sentenziare convenientemente sopra tali scritti; non potendo in parte atcuna Immedesimar** l’animo proprio con quello delta scrittore;.e ordinar amente dentro di se li deprezzano; perchè leggendoli, e conoscendoli ancora per famosissimi, non iscuoprono la causa della loro fama; come quelli a cui non perviene da*lettura tale alcun moto, alcuna immagine, e quindi alcun diletto notabile. Ora, a ’ quegli stessi che da natura sono disposti e pront' a ricevere e rinnovellare in se qualunquo immagino o affetto saputo acconciamente esprimere dagli scrittori, intervengono moltissimi tempi di fred dezza, noncuranza, languidezza d’animo, impenetrabilità, e disposizione tale, elio, mentre dura, li rende o confarmi o simili agli altri detti dianzi; e ciò per diversissime cause, intrinseche o estrinseche, appartenenti allo spirito *o al corpo, transitorie o durevoli. In questi cotaK tempi, niuno, se ben fosso per altr.> uno scrittor sommo, è buon giudico degli scritti che hanno a muovere il cuore o la immaginativa. Laec 3 la sazfetà dei diletti provati poco prima in altre letture tali; eie passioni, più o men forti, che sopravvengono ad ora ad ora; le quali bene spesso tenendo in gran parte occupato l’animo, non lasciano luogo ai mo\;mentt che in altra occasione vi sarebbero eccitati dall > ja8 • IL PARINI