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DELLA GLORIA. * Ifi.J che lo st-le, parte si grande e sì rilevante dejlo scri- rere j e cosa d’inesplicabile difficoltà e fa* ca, tanto ad apprenderne ! intimo e perfetto artificio, quanto ad esercitarlo; appreso che egli sia, non ha propriamente altri udi?i, nè altr! convenevoli estimatori ed atti a poter lodarlo secondo il merito , se nou coloro che in ima scia nazione del mondo hanno uso di scrivere. E verso tutto il rjesto del genere umano, quelle immense difficoltà e fatiche sostenute circa esso stile, riescono in buona e forse massimi parte inutili e sparse al venta. L^cio la infinita varietà de’ giudizi e delle inclinazioni dei letterati; per la* quale il numero delle persone atte a sentire le qualità lodevoli di questo odi quel libro, si riduce ancora a molto manco. Ma io vaoglio che tu abbi per indubitato che a conoscere perfettamente i pregi di un’ opera perfetta o ncina alla perfezione, e capace veramente della immortaìtà, non basta essere assuefatto a scrivere, ma bisogna saperlo fare quasi rosi perfettamente come lo scrittore medesimo che bassi a giud care. Perciocché la esperienza ti mostrerà che a proporzione che tu verrai conoscendo più in- trinfsecamente quelle virtù nelle quali consiste 1 perfetto scrivere, e le difficoltà infinite che si provano i.f procacci ari e, imparerai meglio il modo di superare le une e di ponseguire le altre; in tal fuisa che uiuno intervallo e niuna differenza sarà dal conoscerle, all’imparare e possedere il detto modo; anzi saranno Y una e l’altra una cosa sola. Di maniera che Fuomo non giunge a poter diocer- I slJ\ iltarini /«