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DELLA NATURA CC. turvi non mi noccia? E questo che dico di mey dicclo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura. nat. Tu mostri non aver posto mente che ia vita di questo universa è un perpetuo circùito di produzione e d strillone, collegate ambedue tra se di maniera, che c ascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre die cessasse o l’una o l’altra di foro, verrebbe parimente in dissoluzione* Per tanto resulterebbe in suo danno se fosse in lui ca6a alcuna libera da patmentow isl. Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distru ge, non gode, e* a poco andaro è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire : a chi piace o a chi giova questa vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che so pr aggi ungessero due leoni, così rifiniti e maceri dalla inedia, che * ìpena ebbero forza di potersi man-'are quell’ Islandese ; come fecero ; e presone un poco di risf oro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento,, levatosi mentre che l’Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra giredificò un superbissimo mausoleo ca sabbia: .sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel mu». seo di non so quale città di Europa. ■\