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DEL GENERE UMANO. 3 °arve orrendo questo caso aj.li Dei che da creature viventi la morte fosse preposta ai la vita, e die questa medesima in alcun suo proprio soggetto, senza forza d: necessità e senza altro concorso,, fosse iris frumento a disfarlo. Nè si può facilmente dire quanto si maravighassero che i loro doni fossero tenuti cosi vili ed abbomi levoll, che altri dovesse con ogiii sua forza spogliarseli e rigettarli ; parendo loro aver posta nel mondo tanta bontà e vaghezza- e tali ordini e condizioni, ilio quella stanza avesse ad essere, nonché tollerata, ma sommamente amata da qualsivoglia creatura animale, e dagli uomini massimamente, il qual genere avevano formato con singolare studio a ina- ravi^Iiosa eccellenza. Ma uel medesimo tempo, oltre alF esser tocchi da non mediocro pietà di tanta m seria umar.a quanfa manifesfavasi dagli effetti, dubitavano ez andio che r, nnovandos? o moltiplicandosi quei tristi esempi, la stirpe umana fra poca età, contro F ordiue dei feti, venisse a perire, e le cose fossero private di quella p^rfe-

  1. zione che risultava loro dal nostro genere, ed

essi di quegli onori che ricevevano da gli uom ni. Deliberato per tanto G ove di migliorare, poiché parca che si ridi edesse, lo stato umano, e indirizzarlo alla felicità con maggiori sussidi; intendeva che gli uomini si querelavano principalmente che le cose non fossero mmense dk grandezza, nè infinite di beltà, di perfez one e di varietii, come essi da prima avevano ■ giudicato ; anzi essere angusti isime, tutte L.nper ette, e pres-