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N. I f o DIALOGA giti e le minacce de^ monte Ecla, il cospetto degl’ incendi, frequenl ssimi negli alberghi , come sono i nostri, fatti di legno,, non intermettevano mai di turbarmi. Tutte le* quali incomodità in una vAa sempre conforme a se mede&ira, e spogliata di qualunque altro desiderio e speranza, e quasi di ogni altr3 cura, che d’esser quieta ; riescono di non poco momento, e molto più gravi che «Ile non sogliono apparire- quando- la ina * ior parte dell'animo nòstro è occupata *dai pensieri della vita civile, e dalle avversità che provengono dagli uomini. Per tanto vedendo che più* che io mi restringeva e quasi contraeva in me stesso, a fine d’ impedire che 1* esser m > non dérse noia nè danno a cosa alcuna del mondo*; meno mi ve-, riva fatto che le altre cese non m'inquietassero e tribolassero nv posi a cangiar luoghi e climi, per vedere se n alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offesi, e non godendo non patire. E a questa deliberazione fui mosso^ anche da un pens ero che mi nacque, che forse tu non avessi destinato al genere umana se non solo un clima della terra (come tu Ira fatto a c ascuno degli altri generi- di animali, e di que delle piante), e certi tali luoghi; fciori .dei quali gli uouj ni non potessero prosperare nè v.vere senza difficoltà e miseria; da dovere essere mpu- tate, non a te, ma solo a eia medesimi, quando eglino avessero disprezzati e trapassati i termini che fossero prescritti per le tue leggi alle abitai zioni umane. Q unsi tutto il mondo ho cercato, e