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106 DIALOGO DI TOAQUaTO TASSO eC. fa solitudine fai quasi l ufficio della gioventù; o certo rtngiovanisce l’animo, ravvalora e rimette in opera la immaginazione, e rinnuova nell’ uomo e sperimentato, i benefica di quella prima ^esperienza che tu &ogj iri. Io ti lascio; chè veggo £he il sonno ti viene entrando; e me ne vo ad appa- recchiare il bel sogno che ho promesso. Così, tra sodare e fantasticare, andrai consumando la Tita; non con altra utilità che d consumarla; chè questo è l’unico frutto che al mondo &e ne può avere, e l’unico intento che voi vi dovete proporre ogr.. giorno in sullo svegl:arvi. Spessissimo ve la conviene strascinare co’denti: beato quel dì che potete o trarvela dietro colle mani, o portarla in sul dosso. Ma, infine, il tuo tempo non è più lento a correre in questa carcere, che sia nelle sale e negli x>rti quello di eh' ti opprime. Addio. tas. Addio. Ma senti. La tua conversazione mi riconforta pure assai. Non che ella interrompa la mia tristezza: ma questa per la p i parte del tempo è come una notte oscurissima, senza lana ne stelle ; mentre son teco, som glia al bruno dei crepuscol , piuttosto grato che molesto. A co ò da ora innanzi io ti possa chiamare o trovare quando mi bisogni, dimn i dove tu dimori per l’ordinario. cen. Ancora non 1* hai conosc uto ? Nel tuo bicchiere.