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DI TORQUATO TAS30 eC. 99 questo; (Tesser fatle di carne e sangue, puttoeto che di ambrosia e néttare. uni cosa del mondo ha pure un’ ombra o una in Ilei :ma parte della per ezione che voi pensate che abbia da essere ueJle donne? £ anche mi pare strano, che nou dicendovi maiavigl a che j li uomini sieno uomini, cioè a dir creature poco lodevoli e poco amabili; non sappiate poi comprendere come accada, che le donne iu fatti non sieno angeli. tas. Con tutto questo, io mi muoio dal desiderio di rivederla, o di ri parlarli;. GE2T. Vii, questa notte in sogno io te la condurrò davanti ; bella come la gio venti-; e cortese in modo, che tu prenderai cuore di favellarle molto più franco e spedito che non ti venne ‘atto mai per Y addietro: anzi all* ult;irno Je stringerai la mano; ed eJia guardandoli fiso, ti metterà nell'animo una dolcezza tale, che allo svegliarti, ne leccherai le labbra e le dita ; e per tutto domani, qualunque volta 1 sovverrà di questo sogno, ti sentirai balzare il cuore dalla tenerezza. tas. Gran conforto : un so :no in cambio del vero. •GEN. he cosa è il vero? tas. Così lo sapeva Pilato come lo so io. gen. Bene, io risponderà per te. Sappi che dal vero al sognato, non corre altra differenza, se non che questo può qualche volta essere molto più bello e pi i dolce, che quello non può ma- tas. Dunque tanto vale un diletto fognato, quanto un diletto vero? gen. Io credo. Anzi ho notizia è: uno che