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O a questa celerità, sarebbero io* ciascuno istante doppie di forza per rispetto a quel che accade negli altri; ed anche le azioni volontarie di questi tali, la mobilità e la vivacità estrinseca, corrisponderebbero a questa maggiore efficacia. Di modo che essi avrebbero in minore spazio di

  • tempo la stessa quantità di vita che abbiamo noi»

La quale distribuendosi in minor numero d’anni, basterebbe a riempierli, o vi lascerebbe piccoli vani; laddove ella non basta a uno spazio doppio: e gli atti e le sensazioni di coloro, essendo più forti, e raccolte in un giro più stretto, sarebbero quasi bastanti a occupare e a vivificare tutta la loro età*; dove che nella nostra, molto • più lunga, restano spessissimi e grandi intervalli, vóti di ogni

  • azione e affezione viva. E poiché non il semplice

essere, ma il solo esser felice, è desiderabile ; e ia buona o cattiva sorte di chicchessia non si misura dal numero dei giorni;’ io conchiudo che la vita di quelle nazioni ,* che quanto più breve, tanto sarebbe men povera di piacere, odi quel, che è chiamato con questo nome, si vorrebbe anteporre alla vita nostra, ed anche a quella dei primi re dell’ Assiria, dell’Egitto, della Cina , dell’ India, e d’altri paesi; cbe vissero, per tornare allQ favole, migliaia d’anni* .Perciò, non solo io non mi curo della immortalità, e sono contento di lasciarla a’ pesci ; ai quali la dona il Leeuwenhoek, purché non sieno mangiati dagli uomini o dalle balene ; ma, in cambio di ritardare o interrompere la vegetazione del nostro oorpd per allungare la vita,