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d’Almanacchi e di Tristano; e si noti che in questa edizione invece non poté entrare il Frammento di Stratone molto probabilmente per le difficoltà già accennate, derivanti dalla materia di esso, poiché è il solo scritto crudamente materialistico, che sia tra le Operette. Il che, se si pensa pure al fatto che il Frammento fu scritto verso il maggio del ’251 (quando il Leopardi aveva tuttavia presso di sé il manoscritto delle Operette, e avrebbe già fin d’allora pensato ad incorporarvelo, se quest’aggiunta non avesse disordinato il disegno simmetrico), dimostra all’evidenza che i dialoghi fiorentini della stampa del 34, e che sappiamo scritti a Firenze due anni prima, formano un nuovo gruppo a sé, che si viene ad aggiungere alle primitive Operette, senza fondervisi: come avverrà del Frammento, appena l’autore crederà di potere e dover tralasciare il Sallustio, e sostituirlo.
 Perchè tralasciarlo? «Forse», risponde il Mestica2, «perché gli parve troppo scolastico e di materia non abbastanza originale, sebbene i pensieri in esso contenuti siano conformi al suo filosofare». «Il dialogo ha poco movimento e scarso valore artistico», osserva lo Zingarelli3; «l’invenzione è misera, e sull’attrattiva dello strano e del fantastico prevale nel lettore un senso d’incredulità. Per queste ragioni l’autore dovette rifiutarlo, e forse anche per rispetto a Sallustio medesimo. Forse anche col passar degli anni, il Leopardi non credé piú che tutta la grandezza antica perisse con Bruto e per opera di Cesare e dei cesariani». Piú si è accostato al vero questa volta il Della Giovanna4: «Forse egli si sarà pentito delle parole crudissime che usa parlando della libertà e della patria. É ben vero che anche altrove egli lamenta la mancanza d’amor patrio e di libertà, ma in modo piú vago». Il Sallustio in questo cinico pessimismo, contraddice al motivo fondamentale delle operette: logico nell’ordine di pensieri da cui sorse, ma ripugnante a quei sentimenti piú profondi, onde la

  1. Cfr. Chiarini, o. c. pag. 251.
  2. Scritti letter. di G. L., II, pag. 418.
  3. Operette morali di G. L., Napoli, Pierro, 1895, pag. 53.
  4. Le prose mor. di G. L., Firenze, Sansoni, pag. 276.