Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/39


xxxv

in questo caso s’era abbandonata l’anima del poeta; e additandogli anzi lontano il pauroso nulla di tutte le cose, e la morte a cui ogni parte dell’universo s’affretta infaticabilmente, ma pur rasserenandogli l’animo con la fresca sensazione del puro e frizzante aer mattutino, ravvivatore e rinfrancatore. Sensazione già nota al Poeta:

La mattutina pioggia, allor che l’ale
Battendo esulta nella chiusa stanza
La gallinella, ed al balcon s’affaccia
L’abitator de’ campi, e il sol che nasce
I suoi tremuli rai fra le cadenti
Stille saetta, alla capanna mia
Dolcemente picchiando, mi risveglia;
E sorgo, e i lievi nugoletti, e l’aura fresca
E le ridenti piagge benedico...1

Canta il Gallo silvestre per destare i mortali dal sonno: «Il di rinasce: torna la verità in sulla terra, e partonsene le immagini vane. Sorgete; ripigliatevi la soma della vita; riducetevi dal mondo falso nel vero». La fiera soma! Meglio, meglio dormire, e non destarsi; ma verrà la morte a liberar dalla vita. «Ad ogni modo», dice il Gallo, la terribile voce voce che riempie di sé il mondo, e canta questa corsa universale alla morte, «ad ogni modo, il primo tempo del giorno suol essere ai viventi il piú comportabile. Pochi in sullo svegliarsi ritrovano nella loro mente pensieri dilettosi e lieti; ma quasi tutti se ne producono e formano di presente: perocché gli animi in quell’ora eziandio senza materia alcuna speciale e determinata, inclinano sopra tutto alla giocondità, o sono disposti piú che negli altri tempi alla pazienza dei mali. Onde se alcuno, quando fu sopraggiunto dal sonno, trovavasi occupato dalla disperazione; destandosi, accetta novamente nell’anima la speranza, quantunque ella in niun modo se gli convenga». Ed ecco, dunque, la speranza risorgere ogni giorno, anche se la sera fini nella disperazione; e se il Gallo

  1. La Vita solitaria (1821), vv. 1-10.