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sima: anzi tutte le altre disposizioni degli uomini fuori di questa, per le quali, in qualunque maniera, si vive, e stimasi che la vita e le cose umane abbiano qualche sostanza; sono, qual più qual meno, rimote dalla ragione, e si fondano in qualche inganno e in qualche immaginazione falsa. 5 E nessuna cosa è più ragionevole che la noia. 1 piaceri sono tutti vani. Il dolore stesso, parlo di quel dell animo, per lo più è vano: perché se tu guardi alla causa ed alla materia, a considerarla bene, ella è di poca realtà o di nessuna. Il simile dico del timore; il simile della speranza. IO Solo la noia, la quale nasce sempre dalla vanità delle cose, non e mai vanità, non inganno^ mai non è fondata in sul falso. E si può dire che, essendo tutto l* altro vano, alla noia riducasi, e in lei consista, quanto la vita degli uomini ha di sostanzievole e di reale. I 5 PLO. Sia cosi. Non voglio ora contraddirti sopra questa parte. Ma noi dobbiamo adesso considerare il fatto che tu vai disegnando : dico, considerarlo più strettamente, e in se stesso. Io non ti starò a dire che sia sentenza di Platone, come tu sai, che all’ uomo non sia lecito, in guisa di servo 20 fuggitivo, sottrarsi di propria autorità da quella quasi carcere nella quale egli si ritrova per volontà degli Dei; cioè privarsi della vita spontaneamente. POR. Ti prego, Plotino mio ; lasciami da parte adesso Platone, e le sue dottrine, e le sue fantasie. Altra cosa è 25 lodare, comentare, difendere certe opinioni nella scuola e nei libri; ed altra è seguitarle nell’uso pratico. Alla scuola e nei libri, siami stato lecito approvare i sentimenti di Platone e seguirli; poiché tale è l’usanza oggi: nella vita, non che gli approvi, io piuttosto gli abbomino. So eh’ egli 30 si dice che Platone spargesse negli scritti suoi quelle dottrine della vita avvenire, acciocché gli uomini, entrati in dubbio e in sospetto circa lo stato loro dopo la morte ; — 268 —