Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/260

devole — 1% — mantenendo il proposito fatto, non gli venne lodata né cosa né persona alcuna; temendo non si dimenticare al tutto, per mancamento di esercizio, quello che nella rettorica non molto prima aveva imparato circa il genere encomiastico o 5 lodativo, ruppe il proposito; e indi a poco se ne rimosse totalmente. CAPITOLO SESTO. Usava di farsi leggere quando un libro quando un altro, per lo più di scrittore antico; e interponeva alla lettura 10 qualche suo detto, e quasi annotazioncella a voce, sopra ! questo o quel passo, di mano in mano. Udendo leggere 1 nelle Vite dei filosofi scritte da Diogene Laerzio 45, che I interrogato Chilone in che differiscano gli addottrinati dagl’ indotti, rispose che nelle buone speranze ; disse : oggi è tutto 1 5 1’ opposto ; perché gl’ ignoranti sperano, e i conoscenti non isperano cosa alcuna. Similmente leggendosi nelle dette Vite 46 come Socrate affermava essere al mondo un solo bene, & questo essere la scienza ; e un solo male, e questo essere l’ignoranza ; 20 disse : della scienza e dell' ignoranza antica non so ; ma oggi io volgerei questo detto al contrario. Nello stesso libro riportandosi questo dogma della setta degli Egesiaci: il sapiente che che egli si faccia, farà ogni cosa a suo beneficio proprio; disse: se tutti quelli ! 25 che procedono in questo modo sono filosofi, oramai venga 2 A alcuna, — 5 A proposito, — 9 A antico, — 13-4 A indótti — 19 AMF la — 20 AMF della — 23 A Egetiaci, 2 affilio — 8 quando uno quando altro [un altro] libro —- 12 lasciateci — 17 nelle stesa« Vite che — 21 contrario, e mi (...) — 22-3 dogma degli — 23-4 sapiente farà ogni cola a contemplazione [cagione] di se medesimo, che che egli li faccia