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110 — 10 forse pregato di pormi in questO-Jiniv€rso ? o mi vi sono j intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di / tua volontà, e senza mia saputa, e in maniera che io non ( poteva sconsentirlo né ripugnarlo, tu stessa, colle tue mani, 5 mi vi hai collocato ; non è egli dunque ufficio tuo, se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l’abitarvi non mi noccia? E questo che dico di me, dicolo di tutto 11 genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni 10 creatura. NAT. Tu mostri non aver posto mente che la vita di ¡quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra se di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione 15 del mondo ; il quale sempre che cessasse o l’una o 1* altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento. ISL. Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. 20 Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’ uni- I verso, conservata con danno e con morte di tutte le cose ^ 2ij che lo compongono? 5 A collocato, — AMF dunque egli — 12 AMF questo — A circùito ■— 13 A maniera che — 14 A altra alla —- 15 A mondo, — 20 A patisce, — 21 A gode e — 23 AMF queata — 24 AMF e morte I questo tuo regno ? — 3 e in modo che — 7 lo starvi — 8 io dico — 9 d’ogni — 13 fra — 15 ove cessasse — 16 parimente ni nullo o rtsolvrrrbbesi. Peri tornerebbe [Sicché risulterebbe] — 22 medesimamente, dimmi, a chi piace —