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Mirabile pagina, piena di verità, che trae origine da riflessioni personali e autobiografiche già dal Leopardi segnate sulla carta fin dall’ottobre 1820:
Spessissimo quelli che sono incapaci di giudicare di un pregio, se ne formeranno un concetto molto piú grande che non dovrebbero, lo crederanno maggiore assolutamente, e contuttociò la stima che ne faranno sarà infinitamente minor del giusto, sicché relativamente considereranno quel tal pregio come molto minore. Nella mia patria, dove sapevano ch’io ero dedito agli studi, credevano ch’io possedessi tutte le lingue e m’interrogavano indifferentemente sopra qualunque di esse. Mi stimavano poeta, rettorico, fisico, matematico, politico, medico, teologo ecc., insomma enciclopedicissimo. E non perciò mi credevano una gran cosa, e per l’ignoranza, non sapendo che cosa sia un letterato, non mi credevano paragonabile ai letterati forestieri, malgrado la detta opinione che avevano di me. Anzi uno di coloro, volendo lodarmi, un giorno mi disse: A voi non disconverrebbe di vivere qualche tempo in una buona città, perché quasi quasi possiamo dire che siate un letterato. Ma, s’io mostravo che le mie cognizioni fossero un poco minori ch’essi non credevano, la loro stima scemava ancora e non poco, e finalmente io passavo per uno del loro grado1.
II.
Né soltanto la cronologia diventa un problema di difficile soluzione, quando si entri nella via di simili riscontri. I quali però non sono possibili se non dove si consideri ciascun elemento del pensiero del Leopardi astratto dalla forma che esso ha nelle Operette, guardando alla quale è facile scorgere, p. es., la superficialità del
- ↑ Pensieri, I, 359.