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DISCORSO.

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Castiglione, da noi piuttosto non potuta scacciare che accettata. Ma quanto all'indole e all'uso della lingua ne' tempi nostri, crederò che abbi già più volte risposto, carissimo Niccolini: e tu pur assai valevole risposta in dieci libri ne stai componendo, o Colletta; cui niuna prosperità seppe corrompere, niuna avversità basta a sommergere: Adversis rerum immersabilis undis1. È lecito sperare certamente che da re o da ministri non avrai donativi per la tua istoria: oh non hai tu la penna d'oro del vescovo Giovio; non hai l'anima di fango di tanti altri storiografi antichi e moderni. E spero certo che al mondo apparirai quasi nuovo Tacito; mutato più d'abiti che di persona. Oh quanto mi tarda il godere la tua gloria, e l'onore che farai alla comune patria. Tu manterrai a questa patria l'onore che meritò per la dignità della istoria: la quale ravvivata e nobilitata (dopo lunga povertà universale) dagl'italiani, assai tempo innanzi che le altre genti ne fossero capaci; fu poi dalla profonda sapienza e dall'eloquenza di Francesco Guicciardini esaltata alla maestà degli antichi: minore di lui, ma superiore ai nostri, e più agli stranieri, lo seguitò Arrigo Davila: e quando i nostri genitori nascevano, venne il Buonamici: così avesse avuta pari all'ingegno, e non troppa meschina (fuorchè ne' Genovesi) la materia. A te materia

  1. Cui l'onda avversa delle cose non sommerge

    — Orazio.