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DISCORSO.

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nazioni oppresse e di nulla nocenti; il diplomatico Lamartina fa sicuro ingiuriatore il poetastro Lamartina. Questo si gridi, si spanda come e quanto si può: e in qualsivoglia contrada della Terra dov'è sentito l'onore, dovunque andrà il nome di lui, girerà marchiato di quella ignominia che voleva dare non meritata a noi. Crediatemi che niuno oserà perdonargli; dovrà essere abominato da tutti. Niuna donna onesta vorrà vederlo; ogni uomo non vile gli volterà le spalle. Se mai nella valorosa e studiosa Germania, se nella operante e potente Inghilterra, o nell'America virtuosa e felice (che delle cose nostre sì spesso ragiona) pur si trovasse qualche giudice de' casi umani tanto inclemente o superbo, che riputasse colpevole chi non fa l'impossibile; e stimasse che noi non abbiamo patito abbastanza: ami costui di vedere nell'Italia dolorosa armi e leggi barbare, tiranni implacabili, inquisitori calunniosi e crudeli; moltiplichi le fughe, gli esiglii, le prigioni, i supplizi, accresca i sospetti, i tremori, le angosce; la voglia ancora più smunta di danaro, e più imprigionato il commercio; ammuniti gli studi, proscritti gl'ingegni, punite le parole, minacciati e spaventati i pensieri: ma s'egli è giusto non voglia dire che il nome italiano, per quanto sfortunato, cadde a tale abbiezione che lo debbano gravare le contumelie di un Lamartina. Certamente quel popolo generoso che per tanti anni, in tanti