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GIORDANI
qui galante tra queste italiane tutte perfide e prostitute: qui sicuro, tra questi italiani, tutti sicari e traditori; solo bello e grazioso, tra brutti e spiacevoli; solo uomo, tra adulatori e schiavi; solo ingegnoso tra tanti stupidi; solo desto tra tanti addormentati, solo vivente tra tanti cadaveri; qui godendosi la sua bella gloria, può imparare quanto in paese savio e gentile sia meno facile conseguire odio che meritare disprezzo. Oh lasciamolo dire: Io nè voglio impacciarmi di lui, nè amerei che alcun italiano gli rendesse quest'onore. E voi, amici, non siete di questa opinione? Mi sembrate non del tutto risoluti. Aggiungerò a tante ragioni l'altra più forte. L'allievo de' gesuiti Alfonso Lamartina spontaneamente insulta l'Italia; che di nulla offese nè lui, nè gli amici o i padroni di lui; sempre agli stranieri fu cortese, ai francesi più ancora del debito fu parziale ed amica. L'evangelico il profetico il magnanimo Lamartina, da Parigi, dove lo stampare è sciolto, provoca non i forti e liberi inglesi, non gli americani liberi e felici, ma i poveri italiani afflitti: de' quali sa tutto il mondo, e sa egli, che libertà abbiano di scrivere. Assalisce percuote strazia quelli che non possono muoversi, non gridare. Nè pure a tanto si tiene sicuro il generoso campione. Venuto in Italia procura dai governi (ed ottiene! oh infamia!) che sia impedito ad ogni uomo di muovergli contro una parola. Caso degno di