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DISCORSO.
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che il mondo vi potesse tolerare, udendovi dire a mio nome sì stolide e bugiarde contumelie ad una intera nazione; la quale troppo meglio da me che da voi conosciuta, io tanto solennemente ho lodata e compianta? Voi presumer di continuare il Child Harold! Voi, che non lo avete letto! Che se lo leggeste, come vi parve probabile farmi disdire tutto il gran bene che ivi dico dell'Italia? Ma se pur ne avessi taciuto, era da voi, non da me, il vituperarla. Quando fui veduto mai ciamberlano della regina Fortuna, dire con abbietta insolenza agl'infelici, Avete torto, vi sta bene il danno? Così voi fate il poeta, o non conoscendo, o contradicendo manifestamente le persone che fingete! Me fate, contro la mia nota usanza, lodatore divoto della curia romana; e contra il mio più noto affetto mi fate inimico, e (che peggio è) schernitore della povera Italia! Dunque non udiste, o nulla sentiste, quando io le dissi — Tu sei la Niobe delle Nazioni— . Or che ingegno di poeta, o anzi che cuor d'uomo siete voi, se l'aspetto lagrimabile di bella regina, bella madre di bei figliuoli, per astio di prepotenti iniqui desolata, per immenso dolore muta, otterrebbe da voi non pietà, non riverenza, ma scherni? E un Lamartina assume la persona di Lord Byron! Tutti sanno che io scrissi secondo il cuore; nè vendei i versi ad altri che a librai. Voi..... voi nel