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GIORDANI


scansarmi dagli stimoli altrui. Non pochi vorrebbero che io mi brigassi di rispondere a quel francese che vi fa ridere. Il quale dopo averci insultato co' suoi versi è venuto ad insultarci colla sua faccia: ed ora (come fosse pauroso de' notturni pugnali che vede per tutto) si scusa col falso, che non dalla sua mente, ma di Lord Byron, prorompono quelle bestemmie. A me pare non sia degno di nessuna risposta. Avrei voluto forze e libertà di rispondere a chi nel Parlamento Inglese pronunciò (e fu creduto!) noi essere armento macellabile. Menzogna palesemente atroce e vile. Ma il luogo, il tempo, le cose precedute e quelle che dovevano seguire, facevano degno e necessario (comunque fosse per essere inutile) rispondere — Noi per dio siamo uomini; e non da natura minori di chi ci opprime e c'insulta, ma da fortuna; ma capaci di volere e saper meglio usarla, quando ella si volgesse a' più degni — Ora a costui che dire? bene se Lord Byron alzasse la testa fuori dall'avello gli direbbe: «Vi riconosco ai soliti latrati, Don Alfonso: Già vi venne voglia di fare a me da piovano; e per gentilezza, o carità, mi chiamaste diavolo. Sorrisi, ed ebbi pietà della vostra dabbenaggine. Che nuovo delirio è questo che vogliate farvi mio segretario? Come sognaste che io Lord Byron, Pari d'Inghilterra, prenderei un segretario dalle anticamere de' camerieri de' ministri francesi? Come speraste