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GIORDANI


Colmano i saggi, io d'ammirar son pago.
In questo specolar gli ozi traendo
Verrò: che conosciuto, ancor che tristo
Ha suoi diletti il vero. E se del vero
Ragionando talor, fieno alle genti
O malgrati i miei detti o non intesi,
Non mi dorrò: chè già del tutto il vago
Desio di gloria antico in me fia spento:
Vana Diva non pur, ma di fortuna
E del fato e d'amor Diva più cieca.

In questo libro manoscritto che vi presento vedrete quale a speculare e argomentare e in perfettissima prosa filosofare sia prestamente divenuto chi poco innanzi era sì affettuoso e infocato poeta. Vedrete, se io non m'inganno, che il suo stile non vi lascerà desiderare la esattezza concisa e fredda dello Speroni, non la pacata grandiloquenza del Tasso, nè la soave rotondità del Paruta, o il candore del Gelli, o la cara schiettezza del Firenzuola, non la sottigliezza solida e il signorile del Pallavicino; e dirò ancora non le acutezze non le fantasie di Platone, non la togata eleganza di Tullio. Stupirete forse quanto io, ch'essendo egli in pieno possesso d'ogni ottimo scrittore italiano, latino, e greco, egli non ritragga mai nel suo dettato le fattezze di alcun altro: nè la tanta e capacità e prontezza di tenace memoria abbia potuto nulla verso l'indipendenza di quell'intelletto eccelso, che da veruna potenza d'altro ingegno siasi lasciato informare, neppur colorare, in quella età che è si molle. Tutto suo