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GIORDANI


e morto? E seguitò alcuni anni poetando ora le sue speranze, ora gli affanni, ora le miserie dell'uman genere, e i feroci arcani della natura, non meno vigoroso e sublime che ne' principii; pur aggiungendo allo stile una maravigliosa lucidità e trasparenza del pensiero, al verso una grazia e dolcezza ineffabile, con gravità or maestosa ora dolente; mostrando che non più alti concetti, non più veri, non più semplicemente e nobilmente possano con evidenza esprimersi da un poeta, Qualem nequeo monstrare, et sentio tantum1. Cossicchè io temo di fargli non piccola ingiuria se lo antipongo ai nostri, piuttosto che metterlo appresso (se non più alto) dei maggiori tra i greci. E credo parrebbe così a molti, se fosse nostra usanza che le migliori scritture abbiano molti lettori; o il giudizio de' lettori oggi non fosse universalmente corrotte da stupida ammirazione di stoltezze oltramontane e transmarine.

Fui sempre in questa opinione che male dai giovani (o sia per esercizio o sia per ambizione di scrivere) si cominci coi versi: la quale opinione reputo non meno dagli esempi che dalle ragioni confermata. Perciocchè il primo e precipuo fine dovendo essere di significare con tutta chiarezza e precisione il proprio concetto; è assai sdrucciolevole chi nuovo nell'arte s'inizia

  1. ond'io di dir ricuso qual sia l'essenza, e n'ho l'idea secreta.
    Giovenale - trad. C. Giordani pares.