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CHIARINI


come intimamente legate con le idee religiose, anzi come dipendenti da esse; e invincibile è nei più la forza dell'uso, che, come saviamente dice il Leopardi, suole spesso esser cambiato con la natura. Cotesta buona gente sono chiusi come in un cerchio di ferro, dal quale non possono uscire; e non si accorgono che cotesto terribile cerchio è una misera petizione di principio. Essi dicono in sostanza, che bisogna osservare la morale, perchè i precetti di essa ci vengono da Dio colla religione; e che la religione è necessaria, perchè senza essa non ci sarebbe morale, e senza morale non esisterebbe il civile consorzio. Quando eglino affermano che un uomo irreligioso non può essere morale, sono perfettamente logici, ma di una logica loro particolare, che muovendo da falsi principii non può menare che a conchiusioni egualmente false. Di fatti quale confutazione più luminosa potrebbe opporsi al loro ragionamento, che mostrare l'esempio di un uomo, quale fu Giacomo Leopardi, irreligioso e virtuosissimo? Che possono i propugnatori della morale religiosa rispondere a questo argomento? O debbono mostrare, che la virtù di un tal uomo non è morale, o riconoscere che si può esser morali anche senza esser religiosi. Ma vediamo un poco quali argomenti usa la religione per consigliare agli uomini la pratica della morale. Essa dice loro: siate virtuosi in questa vita, e ne avrete larghissima ricompensa dopo la morte; fuggite i vani piaceri del mondo, e sarete beati eternamente nel Paradiso; date a' poveri le vostre ricchezze, e Dio ve ne renderà mille cotanti di beatitudine celeste. Anche la religione sentì che il primo e più potente motore delle azioni umane è il piacere e l'utile proprio: e cercò di far gradita agli