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CHIARINI
tutte queste ed altre assai cose non intende e non può intendere niente. Il saper nostro, secondo la filosofia leopardiana, si riduce a quel poco che l'esperienza e il ragionamento guidato da essa c'insegnano. Noi vediamo intorno a noi da tutte le parti la materia che per mille guise, e prendendo forme sempre diverse, ei muove all'interno dello spazio; vediamo che la materia non si distrugge; ci ripugna immaginare che sia sorta dal nulla, e che il moto di lei abbia avuto cominciamento; e diciamo ch'essa è eterna, ed eterna la forza per la quale si muove: ci dimandiamo ove siano i termini dello spazio, e il pensiero ci risponde che lo spazio non può aver termini, perchè al pensiero, la cui essenza sta nel conoscere ciò che è, ripugna il nulla; vediamo esso spazio, fin dove la nostra vista può giungere, popolato di mondi; ci domandiamo, a che lo spazio senza la materia e senza il moto di lei?; e ne deduciamo che infinito sia il numero di mondi che si muovono ab eterno nello spazio infinito. Il pensiero, il moto, il suono, la luce, l'elettricità, il magnetismo, e tanti altri fenomeni del nostro mondo, la maggior parte dei quali rimane occulta a noi, ma che tutti possono forse ridursi ad uno solo, il moto, non sono se non effetti parziali e temporanei di quella forza, che è come dire l'anima dell'universo, e non sono se non una minia parte degli effetti che da essa procedono; ma la facoltà di produrli dura in essa perenne e non ebbe mai cominciamento.
Quella breve ed elegantissima scrittura che il Leopardi finse aver tradotta daStratone di Lampsaco parve al vostro Gioberti così debole per la sostanza filosofica, che giudicò non doversi avere in altro conto che d'uno scherzo. Io non dirò ch'ella sia profonda, se il profondo