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DIALOGO.

xxix


pensante; se esistevano anche prima che fossero rivelati a noi dai cannocchiali degli astronomi; e se finalmente tutta la materia che esiste nell'universo è quella sola che si rivela a noi in modo così imperfetto. Poi che voi vedete che nè la materia del nostro mondo era così ben nota agli uomini di qualche secolo fa come a noi, nè noi conosciamo così bene la materia degli altri mondi, che pur ci sono visibili, come quella del nostro. Io vi assedio con tutte queste domande per mostrarvi che la vostra definizione della materia genera nel mio capo una quantità di dubbi inestricabili, se pure la intendo. Perchè anzi tutto debbo confessarvi ch'ella mi riesce alquanto incerta e vaporosa; tanto che, per quanti sforzi faccia, la mia mente non giunge a comprenderla interamente. Vedete; io la volgo e rivolgo da tutte le parti, mi ci fisso sopra con la maggiore intenzione; E noi appena mi pare di averla afferrata da qualche lato, ecco ch'ella mi sfugge. Che volete? la mia mente è fatta per modo che un concetto, il quale non sia bene determinato, non vi può entrare. Voi (non so) potrete dirmi che la materia è rivelazione del pensiero solo in quanto essa esiste, e che per ciò non è necessario, come non è possibile, che sia rivelata a noi compiutamente e in tutte le sue forme; e che prima che esistessero gli uomini, il nostro mondo era rivelazione del pensiero divino da cui procedere la universale materia, e da cui veramente questa è rivelata al pensiero umano. Ma io allora vi risponderò che per tali spiegazioni il vostro concetto, non che farmisi più, chiaro, mi diventa sempre più vaporoso e incomprensibile. E non che cessare, si moltiplicheranno le mie interrogazioni. La materia fu sempre rivelazione del pensiero divino? cioè, ha esistito sempre insieme con esso? Se voi mi rispondete