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XXIV
CHIARINI
dal più al meno infelice; ma non veggo che ragione ci sia d'aggiungere che, non essendo felice qui, debba esser felice altrove. Anzi, quando si potesse provare ch'ella durasse fuori del nostro mondo, parmi che per ragione di analogia si dovrebbe giudicare che fosse anche altrove infelice; così portando la natura dell'animo umano. Ragionando a questo modo, o poco diversamente il Leopardi mutò, secondo me, le opinioni della sua prima giovinezza nella filosofia della virilità: la quale, se fossegli toccato di vivere più lungo tempo, avrebbe forse potuto modificare in qualche parte, ma non certo mutarne la sostanza, che una più lunga pratica del vivere e le nuove scoperte delle scienze gli avrebbero confermato ogni giorno più vera.
- Giobertiano
- Se fosse proprio così, bisognerebbe dire che il Leopardi sortì da natura un ingegno atto quanto altro mai agli studi letterari, ma negato assolutamente ai filosofici. Io però non credo questo, e rimango nella mia opinione, che gli mancasse il tempo e la voglia a farsi vero filosofo. Quelle opinioni della sua fanciullezza, delle quali lasciò traccia nelle prime scritture, erano buone e saggie; ma forse non erano altro che l'effetto della educazione religiosa da lui ricevuta in famiglia, e perciò non meritano il nome di filosofia; la quale vuol essere il risultamento di lunghi e gravi studi e meditazioni. Ad ogni modo ei fece molto male a mutarle in quella che voi chiamate la filosofia della sua virilità: e se gli argomenti coi quali avete creduto di dimostrare la falsità di quel suo giovanile pensiero sulla immortalità dell'anima umana dovessero aversi come un saggio del modo ch'ei tenne nel mutare le sue opinioni filosofiche, sarebbe mestieri concluderne che quella mutazione fu