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48 XV. I li SOOHfO. Era il mattino, e tra le chiuse imposte Per lo balcone insinuava il Sole Nella mia cieca stanza il primo albore ; Quando in sul tempo che più leve il sonno E più soave le pupille adombra, Stellemi allato e riguardommi in viso Il simulacro di colei che amore Prima insegnommi, e poi Iasciommi in pianto. Moria non mi parea, ma trista, e quale Degl’infelici è la sembianza. Al capo Appressommi la destra, e sospirando, Vivi, mi disse, e ricordanza alcuna Serbi di noi? Donde, risposi, e come Vieni, o cara beltà? Quanto, deh quanto Di te mi dolse e duol: nè mi credea Che risaper tu lo dovessi; e questo Facea più sconsolato il dolor mio. Ma sei tu per lasciarmi un’altra volta? Io n’ho gran tema. Or dimmi, e che t'avvenne? Sei tu quella di prima? E che ti strugge Internamente? Oblivione ingombra I tuoi pensieri, e gli avviluppa il sonno; Disse colei. Son morta, e mi vedesti 1/ ultima volta, or son più lune. Immensa Doglia m’ oppresse a queste voci il petto. Ella segui: nel fior degli anni estinta, Quand’è il viver più dolce, e pria.che il core Certo si renda com’ è (ulta indarno