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IL PASSERO SOLITARIO. Odi per io sereno un suon di squilla, Odi spesso un tonar di ferree canne, Che rimbomba lonlan di villa in villa. Tutta vestila a festa La gioventù del loco Lascia le case, e per le vie si spande; E mira ed è mirala, e in cor s’allegra. Io solitario in questa Rimota parte alla campagna uscendo, Ogni ditello e gioco Indugio in altro tempo: e intanlo il guardo Steso nell’ aria aprica Mi fere il Sol che Ira lontani monti, Dopo il giorno sereno, Cadendo si dilegua, e par che dica Che la beala gioventù vien meno. Tu, soìingo augelli», venuto a sera Del viver che daranno a le le stelle, Certo del tuo costume Non ti dorrai; che di natura è frullo Ogni vostra vaghezza. A me, se di vecchiezza La detestata soglia Evitar non impetro, Quando muti questi occhi all’altrui core, E lor fia vólo il mondo, e il di futuro Del di presente più noioso e tetro, Che parrà di lai voglia? Che di quest’anni miei? che di me stesso? Ahi penlirommi, e spesso, Ma sconsolalo, volgerommi indietro.