Pagina:Leopardi - Opere I, Le Monnier, Firenze 1845.djvu/64

BRUTO SONORE. Poi che divelta, nella tracia (5) polve Giacque mina immensa V italica viriate, onde alle valli D’Esperia verde, e al tiberino lido, Il calpestio de’ barbari cavalli Prepara il fato, e dalle selve ignudo Cui 1* Orsa algida preme , A spezzar le romane inclite mura Chiama i gotici brandi; Sudato, e molle di fraterno sangue, Brolo per l'alra notte in erma sede, Fermo già di morir, gl’ inesorandi Numi e Paverno accusa, E di feroci note Invan la sonnolenta aura percote. Slolla virlù, le cave nebbie, i campi Dell’ inquiete larve Son le tue scole, e ti si volge a lergo Il pentimento. A voi, marmorei numi, ( Se numi avele in Flegetonte albergo O su le nubi) a voi ludibrio e scherno È la prole infelice A cui templi chiedeste, e frodolenta Legge al mortale insulta. Dunque tanto i celesti odii commove La terrena pietà? dunque degli empi Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta Per l’aere il nembo, e quando LEOPARDI. — i.