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AVVERTENZE. (B) Se gli uomini, come qui si favoleggia , per cagione delle miserie avesser dato principio alle loro malvagità , avrebber preso un cattivo partito, perche /’ avrebber cresciute a dismisura. L’ uomo malvagio e una forza fuori dell' ordine, la quale in si e nelle altre forze che nella loro attualità dipendono in qualche modo da essa, turba /* armonia delle naturali attinenze , ed è causa di pervertimento e di guai. Di qui (che piti non è concesso in una breve nota) 1‘ altissima ragione s‘ argomenti del dettato cattolico : che il male e nell'* universo per colpa del libero arbitrio delle intelligenze create. ( C) Osservi il lettore che questo ragionamento , onde comparisce poi una così trista conseguenza , non pare esser del tutto diritto. Perciocché cosa s* intende , quando si dice felicità e infelicità ì S’intendono i due estremi del bene t del male ? del piacere e del dolore? Allora non e vero che la mancanza della felicità imporli infelicità espressa : e il sillogismo non corre. Injalti , se io non sarò pieno di bene a sazietà, non vorrà dire che sia pieno sovrabbondantemente di mali. S‘ intende forse per felicità l'estremo del piacere e la soddisfazione dell* indefinito nostro desiderio , e per infelicità qualunque grado al di sotto di questo limite ? E allora non e più nelle cose quella opposizione che appare nelle parole : e la conseguenza da quelle premesse non viene. Perche, sia pure che la mancanza della felicità importi infelicità nel senso ora detto. Ma chi dirà che la privazione dell* infelicità sia meglio di questa infelicità sì, che il non vivere sia meglio del vivere ? Se tu non sarai pienamente e interamente felice } non potrai trovarti in stato o discretamente lieto o almeno tollerabile ? E allora il non essere sarà meglio dell* essere ì Tutti gli uomini (salvo pochissime eccezioni) ti rispondon col fatto di no. (D) Forse in Prometeo volle V egregio Leopardi simboleggiare quei fra i filosofi antichi e moderni, che per il sentimento restato in noi della grandezza primitiva si gonfian d’orgoglio, e con stolta iattanza presumon soverchiamente dell’ uomo : e forse pensò ministrare acconcio farmaco alla lor vanità, raccogliendo in questo dialogo e riunendo come in un quadro tante tristizie e sciagure umane senza alcun temperamento di bene. E se questa fu, come giova credere, la mente dell* illustre autore, non potea farsi di meglio. Che nulla e tanto opportuno a guarir V orgoglio quanto la considerazione della miseria: concios- siache la medicina morale sia sempre eteropatica. Ma chi non facesse ragione dell* intenzione di questo dialogo, e si trangugiasse, come alimento destinato ai sani, ciò che è solamente farmaco buono a certe spirituali malattie, potrebbe, contraendone l*opposto male, guastarsi la salute. Che due sono le malattie morali da cui derivano tutte le altre: cioè V orgoglio, e la vigliaccheria : e non è diffìcile per timore dell’ una andare incontro alla sua contraria. Perciò mi piace quel che trovo detto da Pascal: essere pericoloso il mostrar troppo alt uomo la sua miseria senza mostrargli la sua grandezza,come il mostrargli troppo la sua grandezza senza la sua miseria. Peggio poi lasciarlo nell* ignoranza dell* una e dell’ altra: utilissimo runa e l* altra rappresentargli. (Pens. P. I, Art. IV, pens. 7, Paris 1827.)