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310 DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIEBI. Capitolo Settimo. Si ricordano anche parecchi suoi motti e risposte argute: come fu quella ch’ei diede a un giovanetto, molto studioso delle lettere, ma poco esperto del mondo; il quale diceva, che dell’arte del governarsi nella vita sociale, e della cognizione pratica degli uomini, s’imparano cento fogli il dì. Rispose l’Ottonieri: ma il libro fa cinque milioni di fogli. A un altro giovane inconsiderato e temerario, il quale per ischermirsi da quelli che gli rimproveravano le male riuscite che faceva giornalmente, e gli scorni che riportava, era usato rispondere, che della vita non è da fare più stima che di una commedia; disse una volta l’Ottonieri : anche nella commedia è meglio riportare applausi che fischiate; e il commediante male instrutto nell’arte sua, o mal destro in esercitarla, all’ultimo si muore di fame. Preso dai sergenti della corte un ribaldo omicida, il quale per essere zoppo, commesso il misfatto, non era potuto fuggire ; disse : vedete, amici, che la giustizia, se bene si dice che sia zoppa, raggiunge però il malfattore, se egli è zoppo. Viaggiando per l’Italia, essendogli detto, non so dove, da un cortigiano che lo voleva mordere: io ti parlerò schiettamente, se tu me ne dai licenza ; rispose : anzi avrò caro assai di ascoltarti ; perchè viaggiando si cercano le cose rare. Costretto da non so quale necessità una volta, a chiedere danari in prestanza a uno, il quale scusandosi «li non potergliene dare, concluse affermando, che se fosse stato ricco, non avrebbe avuto maggior pensiero che delle occorrenze degli amici ; esso replicò : mi rin¬